“Tale e Quale”. Io non ho la televisione. Ma a volte, quando sono a casa dei miei genitori, mi capita davanti lo spot pubblicitario di questo programma televisivo.
Ci sono stati tanti programmi in precedenza in cui si imitavano personaggi famosi. Gare canore in cui fan appassionati ricalcavano i loro idoli ad esempio. Era un bell’esercizio. Esiste una pratica specifica in pnl, il 'modelling': mi identifico, mi fondo con un personaggio che amo e mi nutro del suo essere speciale. In fondo è un modo distorto di essere più me stesso e di esserlo meglio. Se amo tanto quel personaggio è perché rispecchia parti di me, che io ne sia consapevole o meno, le parti che amo di più.
Ma questo programma, “Tale e Quale”, è unico nel suo genere, il primo. Emblema del ripiegarsi dei tempi verso la decadenza, verso la sterilità assoluta. È sorprendente! Non sono io, nullità, che mi clono pur di essere qualcuno. Qui sono i personaggi famosi che si clonano tra loro.
Nemmeno loro hanno il coraggio di essere se stessi, neanche loro hanno qualcosa da offrire e la voglia di offrirla. Non hanno più niente da offrire se non scimmiottamenti di altri. Vince la copia più perfetta.
Se questi programmi esistono, forse è il caso di dire ciò che non mi sarei mai sognata di dire tanto è scontato. L’omologazione è stressante.
Le donne in tutto il mondo, sono, se possibile, bionde. Truccate allo stesso modo. Si ammazzano di attività fisica che le fa invecchiare prima (perché l’eccesso di ossigeno ossida e l’eccesso di sforzo acidifica) prima e in modo più secco e rachitico, tanto poi c’è il chirurgo estetico che le gonfia. Queste le immagini pubbliche, sulle riviste, nelle pubblicità, al cine, in politica… Curioso che ci sia un solo modello sul pianeta per sete miliardi di persone.
Quando ho visto una foto di Michaela Zadra pensai, in automatico, <che brutta>. Ha un viso non truccato o almeno non truccato bene: i suoi occhi non vanno all’insù ma sono tondi, di forma curiosa. Un segno di sciatteria se non di bruttezza. Poi a forza di guardarla mi ci sono abituata. I suoi occhi sono bellissimi. Proporzionati, unici, con un particolare sapore antico e indiano. Assomiglia alle Dee del Tantra con cui si trova in sintonia.
Il suo Spirito ha improntato la materia dei suoi lineamenti. E lei non lo corregge. Ne è fiera! È come i suoi idoli in fondo, è come lei è. Non può essere che così.
Amo il mio Spirito e amo me stessa. Perché confondermi con mille altre bionde?
L’omologazione è bella. È l’abbraccio caldo della tribù. Ti riconosco fratello. Sono come te, fratello. Uso anch’io l’i-phone. E ho le sopracciglia ad ali di gabbiano.
L’omologazione è stressante. Bionda sposata e con stipendio. In ufficio i giorni lavorativi e la domenica all’ikea. Come mi vuoi? Dimmi che ci provo! È stressante! A non tutte sta bene il biondo. Guardiamoci allo specchio. È inutile sforzarsi tanto nell’imitazione di un personaggio. Non verrà mai bene. E' meglio l’originale.
Togliamogli i vestiti a questa maschera sociale, uno a uno, sfidiamo tutte le convenzioni, le convinzioni, le definizioni, le abitudini, le norme estetiche. Lasciamo cadere maschere, vestiti, comportamenti.
Il sistema economico cade, le strutture sociali istituzionali assistenziali religiose... si sfaldano, la terra si trasforma con cataclismi. È il momento. È il momento di abbandonare tutto. Muore ciò che deve morire, tutto ciò che di per sé non ha vita e non ha senso. La Vita non muore mai.
Insieme all’anno passato, al buio del solstizio d'inverno che ci riporta a noi stessi e alla nostra verità, insieme all’era passata, lasciamo cadere tutto ciò che ci è attaccato addosso e definisce dall'esterno la nostra forma, la nostra identità.
C’è un rischio. Potrebbe non rimanerci più niente. Ma questo libero nulla, che sono io, adesso posso giocare a vestirlo COME PIACE A ME, per la prima volta.
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